Secondo appuntamento con lo speciale dedicato a Jo Nesbo curato dal giornalista e scrittore Roberto Pegorini.

Riprendiamo da dove c’eravamo lasciati? Ok, allora per capire il motivo dell’enorme successo che ha ottenuto la saga di Harry Hole, dobbiamo farlo, partendo proprio da lui, il protagonista, analizzandolo a fondo.

Ascolta la prima puntata

Chi è Harry Hole?

Harry è un eroe e, contemporaneamente, un antieroe.
Capace di azioni estreme, di ragionamenti anche vagamente impensabili per una persona sopra la media, di un senso della giustizia a tratti perfino esasperata, il nostro ispettore dallo sguardo gelido è anche pieno di difetti. Per dirne alcuni, soffre del cosiddetto “mal di vivere”, spesso agisce in modo egoista, risolve i casi usando metodi illegali, come perquisizioni senza mandati e indagini non riferite ai suoi superiori.
E, poi, diciamoci la verità: chi vorrebbe come beniamino un alcolizzato che, in alcuni periodi della sia vita, è pure tossicodipendente?

Eppure le due facce di Harry, i due lati della stessa medaglia, funzionano alla perfezione. Al punto da far dire nientedimeno che a Michael Connelly: “Jo Nesbo è il mio nuovo scrittore di crime preferito e Harry Hole è il mio nuovo eroe”.

Guarda caso all’indomani dell’uscita de “Il leopardo”. I due lati della stessa medaglia funzionano perché sono dosati con demiurgica sapienza.
Con il suo personaggio, Nesbo usa il bastone e la carota anche per quanto riguarda i suoi aspetti negativi. Appena compie un’azione nefasta, ti sorprende con un gesto di una gentilezza inaudita o una riflessione struggente. Già, perché Harry è fottutamente malinconico.
Senza scordare il modo con cui si pone nei confronti del suo più grande problema: è alcolizzato, ma il suo veleno, come lo chiama lui, è solo il Jim Beam. Insomma è coerente pure quando beve.

E poi il suo rapporto con Rakel Fauke, la donna della sua vita che diventa sua sposa. Ciclicamente la perde sempre, e solo, a causa dei suoi errori, ma non cerca mai scuse, si auto flagella, piuttosto. E come non ricordare la dolcezza che Harry ha nei confronti di Sos, la sorella maggiore affetta dalla sindrome di Down, personaggio marginale per le righe dedicatele, ma fondamentale per comprendere la sensibilità del protagonista. Insomma una serie di picchi negativi, alternati a picchi positivi che ti fanno prendere le sue difese. Sempre e comunque. 

Vietato affezionarsi

Altra caratteristica peculiare dei romanzi di Harry Hole, pardon di Jo Nesbo, è che non puoi affezionarti a nessuno. È assolutamente vietato se non vuoi rimanerci male. Nei dodici capitoli, che fino a oggi formano la saga, i personaggi che vengono “sacrificati” non si contano neppure più. Muoiono e spesso anche in modo atroce. Loro sono solo un mezzo per rendere le storie più avvincenti e coinvolgenti.
Nessuna pietà, nessun prigioniero. Nesbo ha un cinismo unico, non si fa influenzare dal fatto che alcuni di loro sono beniamini storici dei fan. Se la trama ha bisogno di un colpo di scena per inchiodare il lettore alle pagine, state certi che arriva ed è come una frustata sulla vostra schiena piegata sul libro: perché lui è il maestro dei colpi di scena. Non ho difficoltà ad ammettere che in certi momenti mi sono ritrovato a dire: “eh no, cazzo, così no”. 

A questo punto è scontato, ma è giusto comunque dirlo: se pensate di capire chi è il “cattivo” mettetevi il cuore in pace. Gli indizi qua e là vengono seminati, ma non riuscirete mai a scoprirlo. Per quello, nessuno si offenda, serve l’arguzia e la capacità di mettere insieme i dettagli come solo Harry Hole sa fare.
Ma non disperatevi, non è colpa vostra. Già, perché il nostro ispettore (che, stavamo per scordarcelo, è pure un playboy, quasi senza volerlo) oltre a essere dipendente dall’alcol, dipende anche dagli omicidi, ha bisogno di casi da risolvere e assassini da fermare per vivere. Ha fame di arresti o di morti, si nutre del male altrui per non sprofondare totalmente nel suo. Se non indaga si autodistrugge con il suo Jim Bean.

Chi è veramente Nesbo – Hole?

Dicevamo che nella saga di Harry Hole troviamo una sorta di spartitraffico ne “Il leopardo”. Il motivo è semplice: nel corso degli anni l’abilità della scrittura di Jo Nesbo si è decisamente evoluta. I suoi romanzi mantengono sempre il sapore tipico dei thriller nordici, ma si intravedono venature di uno stile molto più americano. Oserei dire, quasi delle pennellate decise. Il suo crime scivola spesso in quello che viene definito genere hard boiled, salvo risalire la china e tornare nel giallo deduttivo. Un cocktail davvero unico, che non si riscontra in nessun altro scrittore perché ci vuole davvero una grande padronanza della tastiera e dei pensieri. 

A questo punto però viene spontaneo chiedersi: chi è Jo Nesbo e la sua fortuna è legata solo a Harry Hole? Due domande che meritano altrettante risposte articolate. E se vorrete conoscerle, dovrete attendere qualche settimana con la “terza puntata”. 

Vi lascio con poche righe per farvi capire cosa sia il genio, e come sia impossibile non provare affetto verso Harry Hole, anche quando tocca il fondo, anzi va ancora più giù. Tratto da il suo ultimo romanzo, “Il coltello”.

Guardò la bottiglia che teneva ancora capovolta. La goccia era caduta, Abbassò gli occhi, Una goccia marrone scintillava su una piastrella sporca del pavimento bianco. Sospirò. Si lasciò cadere, nudo, sentì le piastrelle fredde contro le ginocchia. Tirò fuori la lingua, fece un respiro e si piegò in avanti, poggiando la fronte sul pavimento, come in preghiera”.

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