Dalla Milano del 1934, andiamo alla scoperta delle origini del giallo italiano con Augusto de Angelis e Il Banchiere Assassinato, edito Mondadori.

Augusto de Angelis è il creatore di uno dei personaggi cult del giallo italiano: l’ispettore De Vincenzi. La sua prima avventura, Il Banchiere assassinato, è scritto nel 1934 ed è ambientato proprio nella Milano degli anni 30: una città in pieno Ventennio. Scrittore e giornalista, De Angelis è oggi comunemente definito il padre del giallo italiano, ma su di lui pesa una damnatio memoriae che, per molti anni, lo ha costretto all’anonimato.

Il banchiere assassinato inizia proprio in una serata nebbiosa, tipicamente milanese. Giannetto Aurigi fa visita all’amico commissario, dopo aver assistito ad uno spettacolo alla Scala. Qualcosa insospettisce, però,  De Vincenzi:  forse i modi di fare dell’amico o l’ora tarda i cui si presenta in commissariato. Sta di fatto che, poco dopo, uno squillo chiama il commissario sulla scena di un delitto, il corpo di una banchiere noto a Milano è ritrovato in una appartamento. L’appartamento è dell’Aurigi e il banchiere aveva appena prestato allo stesso una grossa somma di danaro.

Sono questi i presupposti della prima indagine del commissario De Vincenzi. Un uomo dai modi gentili, intelligente e colto, ma quotidiano e normale, nel suo essere personaggio letterario. Non immaginiamoci un’acuto Sherlock Holmes, né un compassato Hercule Poirot. Immaginiamo piuttosto un misto tra il sentimentalismo di Nero Wolfe e l’intellettualismo di Maigret, con una nota umana e “quotidiana” che gli dà un sapore marcatamente italiano.

Così come il suo stile, asciutto e realistico, non si lascia mai andare in voli letterari, ma resta ben ancorato alla scrittura giornalistica che mira ai fatti ed alla loro descrizione. Ma non illudiamoci! De Angelis non abdica alla poesia! Nel suo stile la poesia è fatta dai dettagli e dall’acutezza di osservazione del protagonista che, alle volte, descrive ciò su cui si posa il suo sguardo quasi in modo introspettivo.

Le avventure di De Vincenzi, scritte da De Angelis sono circa venti, ma abbiamo detto che una strana damnatio memoriae pesò per anni sul suo capo. La prima causa era proprio il suo opporsi al regime e i suoi articoli, comparsi nel 1943 sulla Gazzetta del Popolo. E’ arrestato con accusa di antifascismo e uscirà dal carcere di Como solo un anno dopo, provato dal regime di prigionia che non gli scontò nulla.

Ma non solo. I suoi romanzi vennero messi all’indice, come tutti quelli degli autori di gialli e noir, prima di tutto perché si ispiravano alla letteratura straniera, e anglosassone in primis, e poi perché il regime voleva far scomparire dalle cronache e dalla letteratura ogni parvenza di crimine. Sono anche gli anni in cui chiuse la redazione dei Gialli Mondadori…diciamo che non se la passavano molto bene. De Angelis se la passa ancora peggio, però, perché poco dopo la sua scarcerazione, trova la morte  a Bellagio, sul lago di Como. a causa dell’aggressione di un “repubblichino” che lo ridusse in fine di vita.

Dobbiamo solo un grazie all’opera di Oreste del Buono se oggi conosciamo e leggiamo i suoi romanzi. Nel 1963, infatti, ne cura una edizione per Feltrinelli. E il successo non tardò a venire anche con riduzioni tv delle vicende del suo celebre commissario.

Il primo vero commissario italiani della nostra letteratura di genere.

per questo ho fatto il poliziotto: perché forse sono un poeta come tu dici. Io sento la poesia di questo mio mestiere… La poesia delle notti d’attesa, con la nebbia sulla piazza, fin dentro il cortile di questo antico convento, che oggi è sede della questura e ha i reprobi al posto dei santi!