Un ex poliziotto, un cadavere e una indagine senza apparenti vie d’uscita, ovvero Indagine al Giambellino di Matteo di Giulio, Fratelli Frilli Editori.

Che a quelli della Ladra piacciano i gialli non era un mistero. E che ci piacciano i bei gialli, è quasi scontato. Ecco perché quelli pubblicati dalla Fratelli Frilli Editori hanno un posto speciale nel nostro cuore, perché sanno giocare tra tradizione e sperimentazione, senza dimenticare le regole di uno dei generi più appassionanti nella storia della letteratura contemporanea. E questa settimana abbiamo scelto il giallo perfetto da portare in vacanza, ovvero Indagine al Giambellino. Un delitto di periferia di Matteo di Giulio.

Michele Russolani, detto il Russo, era un poliziotto. Uno di quelli tosti, che indagavano sulla criminalità organizzata. Ma la vita ha scelto, per lui, un’altra strada, non esattamente costellata di rose e fiori. Oggi gestisce il bar Gaber al Giambellino, storico quartiere di Milano, dove da sempre le case popolari dell’Aler fanno da retroscena ai traffici loschi della malavita. Ma lui, in quel quartiere, c’è nato e, deciso a chiudere per sempre i capitoli passati della sua esistenza, vive tranquillamente della routine del suo nuovo lavoro. Ma il passato, a volte, ritorna e, con lui, ricordi e storie che credeva sepolte. Il Russo si ritrova a dover fare i conti con la sua reticenza, le sue pulsioni, il suo desiderio di giustizia ma, soprattutto, con una vendetta non ancora consumata.

Quello di Matteo di Giulio si apre come uno dei più classici enigmi della camera chiusa. Un uomo senza vita è stato ritrovato nel proprio appartamento, non ci sono apparenti moventi, né segni di effrazione, solo un proiettile e ciò che resta della vita ordinata di un pensionato delle case popolari. Eppure, sin dalle prime indagini, si capisce subito che c’è qualcosa che non torna e che scombina le carte su una tavola sin troppo ordinata. Questo qualcosa, in Indagine al Giambellino, assumerà molti volti e molti nomi, sino ad arrivare, solo nelle ultime pagine, ad avere quello del vero colpevole. Sì, perché un colpevole c’è ed è solo grazie alla capacità di osservazione del Russo, il protagonista di questo poliziesco, che riusciremo a smascherarlo: noi, insieme alla polizia, ed al commissario Tasca, che ha le mani legate, che lotta contro un sistema burocratico fangoso e macchinoso e che è, suo malgrado, sotto smacco del crimine organizzato i cui uomini sono arrivati (forse?) sino in commissariato.

Gli ingredienti per un’ottimo poliziesco ci sono tutti e anche di più. Come il protagonista, il Russo, dipinto come un vero fuoriuscito non solo dall’ordine, ma anche dalla vita, dovendo convivere con una pallottola in testa che potrebbe ucciderlo in qualsiasi momento. Un personaggio tra luce ed ombra, non più poliziotto e non ancora giustiziere, ma mosso da quel desiderio di verità che muove i giusti. Un uomo assillato dagli errori del passato e inseguito dai suoi fantasmi ma che, nonostante tutto, cerca un riscatto anche per sé stesso. Accanto a lui si muovo gli altri attori di questo romanzo, non solo semplici spalle o macchiette, ma personalità complete che Di Giulio sa descrivere alla perfezione pur non usando troppe parole, ma solo uno stile schietto e diretto, immediato.

C’è l’intreccio, che si dipana, pagina dopo pagina, a regola d’arte, raccogliendo indizi, formulando ipotesi, sbagliando e tornando sui propri passi. Di Giulio ci ricorda che il non tutti i cattivi sono colpevoli e non tutti i buoni sono al di sopra di ogni sospetto.

C’è lo stile diretto e immediato di Matteo di Giulio, che non lascia spazio a dubbi o a vuoti descrittivi. Grazie alla sua immediatezza, riesce a far parlare ogni singolo attore di questa storia, fornendoci esattamente tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno e che ci servono per immaginare i suoi personaggi. E questo lo ottiene anche grazie a sapienti interventi in flash back, in cui recuperiamo brandelli di storia, frammenti mancanti, tessere che non sono dimenticate ma ben gestite, da un punto di vista narrativo.

E non dobbiamo dimenticare il Giambellino, personaggio corale che si muove accanto al Russo. Lo percepiamo, sin dalle prime pagine, come una presenza costante, qualcosa che ha il potere di determinare i destini dei personaggi della nostra storia, con il suo carico umano di disperati, povertà e riscatto sociale. Un luogo che diventerà, alla fine, il vero protagonista del romanzo, come se a determinare moventi e alibi fossero state proprio le sue strade, le sue case popolari, la sua realtà così frammentata e così difficile.


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