Domani festeggiamo i due anni di Covo e, per l’occasione, voglio condividere con voi l’introduzione di Ladri a Milano Vol.II. Perché domani partiremo da qui.

Fuori dalla nostra porta ci dicono, ogni giorno, che la cultura non regge, che di libri non si mangia, che quelli come noi sono tutti uguali e si divertono a darci buffi nomignoli come etichette sui quaderni di scuola. E, sì, hanno ragione. Spesso chi “conosce” un po’ più degli altri, pensa di sapere tutto e crede di poter essere migliore. E di cultura non si mangia, sopratutto se pensiamo alla “cultura” come a qualcosa di noioso, di poco attraente, di scontato o di “antico” e, generalmente, di qualcosa che ruba tempo alla vita di tutti i giorni.
In questi due anni, per dimostrare il contrario di questo pensar comune, di tentativi ne abbiamo fatti: con le poche risorse che abbiamo, con l’entusiasmo che non manca, con la collaborazione di amici e lettori. Tra progetti e collaborazioni digitali, sperimentazioni on line e la ricerca di nuovi linguaggi che possano avvicinare il libro alla nostra contemporaneità. 

Tutti i giorni cerchiamo di non chiudere la porta della nostra libreria al mondo che ci circonda, ma di aprirla e di tuffarci in questo flusso caotico, ma eccitante, di idee, volti, pensieri, amori e dolori. E sì, siamo consapevoli di essere piccoli, poveri e, alle volte, con più speranze di quante siano, in effetti, le nostre possibilità. Ma, per questo, non vogliamo smettere di provare e di essere, un po’ come quella goccia che, stillando con costanza e pazienza, riesce a corrodere la roccia più refrattaria.

In questi due anni, di gocce caparbie ne abbiamo trovate molte. Lettori, autori, editori che si espongono in prima linea e che fanno della cultura, della lettura e del pensiero una priorità, più che la soddisfazione del proprio ego. Con loro abbiamo stretto amicizia e proprio loro, molto spesso, sono stati il nostro sprone che ci ha fatto superare anche i bilanci più neri, i tentativi più fallimentari, le prove non superate. Lo sappiamo: sperimentare, uscire fuori da quella porta, alle volte, ha il suo prezzo che abbiamo dovuto pagare per intero. Ma anche questo è il fio della nostra indipendenza ed è un prezzo che pagano tutti quelli che, al nostro pari, non vogliono fermarsi alle regole della “bella società”. 

Oggi, essere indipendenti, ed essere librai, significa proprio questo. Facciamo tesoro degli insegnamenti di chi, prima di noi, aveva già tentato e, tentando, era riuscito a riscrivere le regole del gioco. Guardiamo il mondo che ci circonda con attenzione e curiosità, sapendo, molto bene, che ne conosceremo solo una infinitesimale parte e mai, il tutto. Impariamo quella sensibilità che ci mette in sintonia con i pensieri e le vite dei lettori che varcano la soglia, abbandonando preconcetti e pregiudizi di qualsiasi tipo. Parliamo con tutti, non solo con i libri, ricordandoci sempre che proprio i libri sono nati da un profondo atto di fiducia nella vita e dall’esigenza di doverne raccontare un pezzo. 

Ci ripetiamo, sino allo sfinimento, che non siamo migliori di altri perché leggiamo due, tre libri alla settimana e che, allo stesso tempo, non dobbiamo giudicare chi pensa di esserlo. 

Ma essere librai e indipendenti è, prima di tutto, cercare connessioni con chi, come noi, potrebbe diventare, o è già, goccia testarda. Con chi non ha paura di camminare insieme, senza spirito di concorrenza o rivalità. Con chi pensa che una sola goccia, nella roccia, può fare un solo foro, mentre già due gocce, insieme, possono aprire un varco.

Così, con una metafora un po’ scontata, ma in cui ci ritroviamo molto, ci affacciamo su un nuovo anno di vita e di lavoro. I progetti non mancano, le idee che nascono tra queste nostre pareti sono, alle volte, molto più grandi di noi, ma stiamo imparando che anche la voglia dei lettori di mettersi in gioco è ancora più grande. E non ne abbiamo paura. Sino ad oggi, il Covo della Ladra è stato, per molti, il volto della sua libraia. 

Il nostro obiettivo, per l’anno che verrà, sarà quello di farlo diventare il volto di tutti coloro che ne condividono lo spirito, e che pensano che la cultura non sia polvere, ma scintilla.