Quella dei copy è una vita difficile. Ancora di più se lavori in Italia, invii CV e i tuoi datori di lavoro non ti pagano. Ecco Lo scopriremo solo scrivendo di Franca di Muzio.

Il titolo completo è Lo scopriremo solo scrivendo: L’odissea occupazionale di un’operaia della parola A pubblicarlo è una piccola casa editrice che incontreremo presto al BookPride di Milano, la Panda Edizioni. A scriverlo Franca di Muzio, una copy di tutto rispetto che i racconta la sua storia.

Franca è una copy o, come si definisce, un’operaia della parola, una scrivana. Il suo libro nasce in risposta alle numerose peripezie lavorative che, dalla sua Pescara, l’hanno portata un po’ su e giù per l’Italia, tra agenzie e lavori occasionali. Perché in questo paese sembra che quello del copywriter non sia una mansione molto remunerativa. Anzi. L’occasionalità dell’impiego, la poca conoscenza del mestiere di scrivere anche quando in teoria dovrebbe essere il tuo lavoro e un mercato davvero instabile, rende a ricerca di un posto di lavoro molto più simile ad una Odissea. Itaca arriverà mai? 

Quella raccontata da Franca è una storia vera. Racconta di un paese in cui la crisi non è solo economica, ma anche culturale. Parla di un paese vecchio e stanco che banchetta sulle energie dei più giovani e dei più validi, per paura di investire e di cambiare. E parla del nostro paese che non riconosce il valore del lavoro a patto non ci producano mattoni, tondini o tubi. Va bene, mi sono fatta prendere la mano. In realtà quella di Franca è una storia esilarante, dai toni grotteschi e se la leggiamo per il puro piacere di leggere, vi assicura delle ore di sano piacere e di divertimento.

Come ben sa chiunque abbia sostenuto un colloquio, partecipato a un concorso, gareggiato in una selezione, l’attacco è fondamentale: è infatti piuttosto raro avere una seconda occasione per fare una buona prima impressione. Così anche quella di leggere, pubblicare, acquistare un libro è una decisione sospesa e poi presa nello spazio di poche, fatidiche battute: le prime. L’incipit.

Mi sono fatta prendere la mano perché la Ladra, che di mestiere non fa proprio solo la Ladra di Libri, ma è anche lei un’operaia della parola, si è ritrovata in situazioni analoghe quasi ogni giorno della sua vita. Alla veneranda età di 36 anni, pensavo davvero che questo dipendesse dalla mediocrità del mio lavoro o del mio impegno nel procacciarlo. Ne ero quasi sicura. Poi, mi ritrovo a leggere queste pagine e mi sono sentita meno sola, più rincuorata ma, in realtà, anche più afflitta. Perché la storia di Franca, così vivace e forte, è quella di ogni professionista della parola, che lavora di e con la testa, che produce qualcosa di poco tangibile ma, allo stesso tempo, fondamentale. Franca di Muzio scrive e fa uno di quei lavori di cui tutti hanno bisogno ma di cui nessuno sa l’esistenza.

Nonostante le tue lusinghe epistolari, la tua inbox continua a non dare segni di vita. Colpa tua: non sei abbastanza qualificata, stimata, quotata, considerata nel mondo degli scrivani a causa della tua ritrosia ad esporti, a sgomitare, ad uscire allo scopyerto (argh!), fosse anche solo sotto forma di firma in una sgangherata free press.

Lo scopriremo solo scrivendo è un romanzo autobiografico, raccontato con ironia (molta autoironia) e sagacia, che ha lo stile fresco e diretto del diario, senza conservarne la struttura. Franca di Muzio costruisce un dialogo personale, un flusso di coscienza in cui, senza troppi giri di parole, racconta tutta sé stessa, le sue paure, i suoi desideri e le sue frustrazioni. Ma non è solo questo. Per chi si avvicina solo adesso al mestiere dello scrivere, della pubblicità e di questo sbarluccicante mondo fatto di creativi e tante parole (ma pochi fatti), quello della Di Muzio può essere considerato come un manuale d’uso, agile e pratico, in cui viene raccontata la vita lavorativa delle agenzie dei suoi professionisti. Un manuale che, soprattutto, riesce a fare chiarezza su tanti piccoli dettagli che pochi conoscono, se non gli addetti ai lavori.

Un Diario di Bridget Jones dei copy che non mancherà di stuzzicare anche chi, di copywriting, non ne sa nulla (o fa credere di saperne).


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