Il bookshop e i librai visionari

di Mariana “Winch” Marenghi

Il nostro Bookshop nasce da una visione – ed un desiderio.

Se tutti si lamentano che le persone non vengono più in libreria, che trovare un libraio è sempre più difficile, che Amazon ti fa vedere sempre gli stessi titoli, che non si sa più cosa leggere, che le grandi distribuzioni ammazzano le piccole librerie, che il mercato dei grandi editori annienta quello degli indipendenti, che le persone non leggono più, che passano tutto il loro tempo dietro lo schermo di un smartphone o di un computer, che non ci sono più le mezze stagioni e che si stava meglio quando si stava peggio… se accadono tutte queste brutte cose, forse è perché continuiamo a guardare il problema sempre dallo stesso punto di vista.

E se cambiassimo prospettiva? Sì, lo so, questa frase fa molto “guru” del web o coach dei poveri, ma in realtà la penso veramente.

Amazon non è nostro nemico, ma un tizio abbastanza scaltro e bravo da aver centrato un paio di cose altrettanto interessanti. Così bravo che una libreria piccola come la nostra si può anche permettere di sbirciare quello che fa e prendere ciò che più ci piace, come ad esempio la facilità degli acquisti e la velocità delle consegne.

Grazie ad Amazon, la lettura si è fatta più vicina e più facile. Forse anche più semplicistica, ma questo, in fondo, è un problema marginale.

Però, un tipo come Amazon si è perso per strada un paio di cose che, per i ladri lettori come noi, sono altrettanto importanti. Come ad esempio una scelta di generi e titoli che davvero piaccia ai nostri gusti, il piacere di conoscere le novità dalla voce stessa dei suoi autori, la possibilità di non fermarsi solo ai soliti titoli o a quelli di cui tutti parlano, l’importanza del confronto e dell’approfondimento. Insomma, si è dimenticato di mettere un libraio dietro ai libri del suo store. Anzi, si è dimenticato di mettere una libreria – ed i suoi librai – a gestire il proprio store.

Così abbiamo pensato che il Bookshop della Ladra dovesse essere qualcosa di completamente diverso. Doveva essere “altro” o, meglio, doveva essere uno strumento che avrebbe permesso alla libreria di estendere i propri confini, non di sostituirsi, e di permettere ai lettori di vivere la vita stessa della libreria.

Perché in quel del Covo sappiamo che la vita di una libreria non si esaurisce nei libri che ha scaffale, ma si definisce dalle esperienze che si possono vivere varcando la sua soglia.

Noi – io – ci credo e, a costo di fallire, non vogliamo non tentare.

29 gennaio 2019