I vestiti colorati, gli sguardi come al solito stupiti nel trovarsi di fronte il faranji completano il quadro di questo ultimo giorno di marzo in terra etiope, a Wolisso

Wolisso, South West Shoa, Oromia, Etiopia
24/3/2019

Giù lungo la strada polverosa, i ricchi etiopi e altri stranieri si ritrovano al Negash lodge per una birra all’interno di una piccola oasi verde mentre nei localini attorno alcuni giovani seguono le partite o giocano a biliardo, spesso masticando l’immancabile chat (una foglia che masticata a lungo produce euforia e iperattività il cui consumo è oltre il 50% tra i giovani da queste parti). Tutto attorno, come sempre, il profumo del caffè che è di contorno ad ogni incontro sociale, con il suo cerimoniale così elaborato, fatto apposta per trovarsi a socializzare (ben diverso dall’espresso al bancone dei nostri bar). Eppure ci sono tante cose in comune anche tra le domeniche di Wolisso e quelle di Milano: la famiglia, la fede, lo sport, i canti, gli spostamenti… .

[Leggi qui la prima parte del diario]

I fatti di Brexit, della Lega e il movimento 5 stelle, le polemiche del calcio sono lontanissimi, le preoccupazioni ben altre…donne e bambini si riversano per la strada per gli ultimi acquisti prima di rientrare alle loro case e mentre io penso a cosa avrei ascoltato al Conservatorio arrivano alle orecchie i canti le litanie della sera. Ritmi scanditi di una domenica come tante, ma in cui si è inevitabilmente percepiti come “diversi” anche se benevolmente accettati e questa doppia valenza di straniero e di bianco un po’ invidiato, un po’ visto con sospetto ha sempre un qualcosa di strano, ambivalente appunto, anche per chi ha vissuto tanto tempo in questi contesti.

Il pane di Wolisso

Ormai conosco gli incroci in funzione dei piccoli esercizi commerciali presenti, soprattutto le panetterie che qui sono frequenti come le focaccerie al quartiere Lambrate. Faccio un salto dalla mia preferita, dove ritrovo i sorrisi di una ragazzina con i due fratellini più giovani che approfittano per dimostrare la loro abilità con l’inglese, prima di rientrare verso casa e dedicarmi alle letture serali (niente partita di basket in TV questa domenica!).

La notte cala all’improvviso portando un silenzio totale così irreale rispetto a Milano, interrotto solo da qualche camion di passaggio e dal latrato di qualche cane. Grazie al generatore dell’ospedale, riesco ad avere corrente per mettere un po’ di musica jazz e fare una doccia calda, prima di calarmi sotto la zanzariera in attesa di un sonno ristoratore. 

Domani inizia una nuova settimana e con essa le solite speranze di portare un contributo per migliorare la condizione di salute di questa gente, così fiera e al tempo stesso così vulnerabile.

Alessandro Greblo (Capo Progetto Salute Pubblica, Wolisso)