Ladro gentiluomo, genio del male, assassino efferato, benefattore dei poveri ed indifesi: chi era veramente Rocambole, il personaggio creato dalla penna di Pierre Alexis Ponson du Terrail nel 1857?

Rocambole è un personaggio di fantasia nato dalla penna dello scrittore di romanzi d’appendice, Pierre Alexis Ponson du Terraill. Il primo racconto, nonché romanzo che sancisce la nascita del personaggio, è del 1857 e si intitola “I Drammi di Parigi. L’eredità misteriosa“.

Nel podcast di ieri (ascolta il podcast) abbiamo detto che tra tutti i ladri gentiluomini della letteratura, Rocambole può essere definito davvero il primo del genere.  Molti ricordano Arsene Lupin, per ragioni che vano al di là della sua fortuna letteraria, o Fantomas, ispirazione e origine del fumetto ancora più noto, Diabolik. Entrambi i personaggi, condividono con Rocambole il fatto di essere frutto degli stereotipi del romanzo popolare, o feuilleton, che usciva a puntate su giornali come La Patrie, Le moniteur o L’Opinion nationale. Sono, però, esempi successivi e sembra che Rocambole sia secondo solo al mitico Robin Hood la cui memoria affonda nella storie e nella leggenda di una nazione.

Quando Ponson du Terraill pubblica, per la prima volta, L’eredità misteriosa, non è altro che uno sciatto scrittore di romanzi d’appendice, pieni di refusi e scritti per il solo guadagno. Con Rocambole, invece, possiamo pure dire che la sua penna incontrò l’idea geniale. La sua storia è, infatti, quella di un “cattivo” per eccellenza, tanto che si guadagna la nomea di Genio del Male. Orfano e avvezzo ai piccoli furti per sopravvivere sin da piccolo, non esita ad entrare nelle schiere degli sgherri del terribile Sir Williams, personaggio misterioso ma malvagio sin nel midollo, che non esita a compromettere oneste donzelle e coraggiosi figlioli pur di raggiungere il proprio fine. Da lui impara tutto, e anche di più, diventando il ladro scaltro e senza scrupoli che tutti imparano a temere.

Ne L’eredità misteriosa incontriamo un Rocambole alle prime armi, mentre la vera storia è quella della lotta tra due fratelli: l’uno incarnazione del bene e l’altro del male più viscerale. Sulla Parigi di metà Ottocento, si affrontano, l’uno per difendere gli indifesi dalle mire del fratello cattivo, l’atro per riacciuffare un’eredità indebitamente sottrattagli. Non dico altro per non spoilerare una trama sin troppo ricca di intrighi, ma è proprio in questo scenario che il giovanissimo Rocambole viene assoldato tra gli uomini del cattivissimo di turno. Da lui impara tutto, sino al punto in cui decice di mettersi in proprio.

Da qui partono gli otto romanzi scritti da Pierre Alexis Ponson du Terraill in cui si racconta una storia di malefatte, ma anche di redenzione, che porta Rocambole a diventare un antesignano degli eroi vecchio stampo, quelli che con ogni mezzo cercano sempre di fare il bene. Non è chiaro quanto il pubblico, e il suo autore amassero davvero la versione buona di Rocambole, ma sta di fatto che in molto lo amarono.

E i perché possiamo ravvisarli in due grandi tematiche.

Prima di tutto il momento storico. Rocambole nasce nell’epoca in cui un’altro autore, Eugene Sue, stava spopolando con il suo principe Rodolphe di Gerolstein, nei Misteri di Parigi. I lettori del popolo avevano bisogno di figure di riferimento, in un epoca fatta di guerre e di disfatte e l’idea di un uomo che agisse nel mistero, perseguendo fini più o meno nobili, che si opponesse alle angherie del sistema precostituito e che dichiarasse la propria indipendenza, era un motivo davvero troppo affascinante.
In secondo luogo, la sua natura. Rocambole è davvero un malvagio, e non un ladro per necessità che, come ci insegnano le regole dettate da Eric J. Hobsbawm e ispirate alla figura di Robin Hood, ruba ai ricchi per dare ai poveri. La filosofia di vita che ha imparato sin dalla nascita è proprio quella criminale e, come tale agisce anche prima che il misterioso Sir Williams lo prenda tra i suoi sgherri.

Da lui impara molto, ma da lui anche si allontana così tanto da diventare un’altra persona. Negli otto romanzi della saga incompiuta lasciataci da Poson du Terrail, assistiamo alla nascita ed alla redenzione di un personaggio davvero interessante, non solo perché le sue avventure sono caratterizzate da un susseguirsi di eventi e di uscite quasi cinematografiche, ma anche perché mette a nudo quella particolare attrazione che tutti noi proviamo nei confronti del male.

Quasi tutti prima o poi sono passati dal giallo, dal poliziesco e perché no, dal noir. Quasi tutti ci siamo domandati perché le storie di banditi, di ladri e di crimini efferati ci appassionino e ci incatenino alle pagine dei libri che le raccontano. E questo accade proprio perché solo parlando del crimine, possiamo acquistare fiducia nella giustizia e nell’idea del possibile trionfo del bene anche da parte di personaggi comuni, o, meglio, di personaggi la cui anima non è sempre stata pulita e immacolata.

In poche parole, Ponson du Terrail con il suo Rocambole, ci mette di fronte alle due facce di cui si compone la nostra anima: quella pulita e perfetta, immacolata e carica di buoni sentimenti, e quella nera, oscura, abitate dalle ombre dell’interesse personale, dell’egoismo e della violenza.

Sta solo a noi decidere cosa e chi far vincere.