Come si legge un noir? Con il fiato sospeso e pagina dopo pagina. Così come fa Alberto Tondella in Romanzo Ignorante, Fratelli Frilli Editore. 

Che cosa hanno in comune il proprietario di una piccola agenzia pubblicitaria di Torino, un gruppo di ragazzi del biellese con ideali naive di “difesa territoriale”, un padre di famiglia con il vizio del gioco di Milano, una giovane dai capelli rossi e un iPod sospetto? Logicamente non posso dirvelo, ma questi sono solo alcuni dei personaggi che vivono tra le pagine del noir scritto da Alberto Tondella, Romanzo Ignorante. Come è bella Torino. A volte, edito dalla Fratelli Frilli editori. Le loro storie sono destinate ad incrociarsi, a scontrarsi e ad intrecciarsi loro malgrado tutto, per colpa di una banale dimenticanza.

Nello spazio temporale di 35 giorni, ci ritroveremo coinvolti in una indagine improvvisata, seguiremo le congetture del vero protagonista di questa storia, ovvero Leovegildo Morelli, detto Leo, il proprietario de La Tortuga, una piccola agenzia di pubblicità di Torino. Salteremo tra Torino, Biella, Milano, New York, Valencia seguendo le vicende del personaggi che si inseguono tra loro. Impareremo a conoscere il movente di ogni azione e di ogni reazione. Ma, soprattutto, rimarremo con il fiato sospeso sino alla fine del romanzo, quando chiuderemo la quarta di copertina. Sì, perchè come in un giallo che si rispetti, il buon Alberto non rivela nulla sino alla fine. Apre parentesi, dissemina la trama di piccoli indizi, ci invita a fare congetture, a trovare i dettagli di ogni situazione, a cogliere nessi tra brandelli di storia raccontati. Ma non si sbilancia mai. Almeno sino alla fine.

Questo romanzo ci ha affascinato non solo perché si tratta di un noir ben orchestrato. Sono, infatti, due i dettagli che ci hanno colpito.

La struttura. Non aspettatevi il solito romanzo in cui ogni capitolo svolge e porta a compimento il precedente. Immaginatevi piuttosto di stare sfogliando la cartella di un caso, tra prove raccolte, dichiarazioni dei testimoni e confessioni dei presunti indagati. Ogni capitolo è un vero e proprio “brandello” di storia, che siamo invitati a seguire ma che dialoga apertamente con le altre vite  – e gli altri personaggi – che si intrecciano in questa trama così particolare. Alberto Tondella orchestra la struttura di questo romanzo proprio come se stesse eseguendo una indagine da detective. Raccoglie dati, storie, momenti di vita e li dispone tutti su un tavolo. Li mette in ordine cronologico e, solo alla fine, ne rivela il bandolo. Una trovata narrativa geniale che lascia il segno e ti “acchiappa” nel vero senso della parola.

Il linguaggio. Pensieri che si insinuano nella narrazione. Discordi diretti che si sostituiscono alla narrazione e la completano. Un lessico spiccio e raccolto dalla vita di tutti i giorni. Una sintassi breve e diretta, che non si perde in fronzoli ma racconta tutta la crudità di ciò che narra. Ecco come scrive Alberto Tondella e anche grazie a questo stile, Romanzo Ignorante ci sembra molto meno “ignorante” di quanto afferma. Anzi, diventa intrigante e coinvolgente al punto giusto.


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