Può avere l’amore un limite? Può assecondare le leggi semplicistiche della nostra società? Ci risponde Fabio Marelli nel suo Castelli di Carte.

Se come me pensate che sentimenti come l’amore non debbano avere confini, limiti e pregiudizi, allora il libro di Fabio Marelli, Castelli di carte, è quello che fa per voi. Un diario, la storia di un uomo che affronta i propri sentimenti e quella di una persona che impara la lezione più importante che la vita può donarci: credere nel potere della verità, perché la verità rende liberi. Edito da Do It Human, questo è il suo libro di esordio e ha tutte le carte in regola per diventare un vero e proprio manuale.

Fabio ha una vita perfetta. Un lavoro, un’amica che lo ama e lo adora, una madre premurosa, un patrigno presente. Fabio è un uomo gentile, sempre disponibile, sempre attento ai bisogni degli altri. All’apparenza, Fabio è perfetto. Ma la vita che tutti pensano viva non è quella che lui, in realtà, vive. Perché Fabio vive un segreto che pensa sia inconfessabile e che gli impedisce di vivere serenamente. Non solo: gli impedisce di vivere la propria vita, costringendolo a vivere la vita degli altri. Sino al giorno in cui troverà la forza di non tirarsi più indietro e fare il primo passo. 

Castelli di Carte è un doppio diario: le voci che lo animano sono quelle di Fabio, vera voce narrante, e Lisa, detta anche Cicci,  controcampo di questo racconto. La prima voce, quella di Fabio, ci racconta la storia di un uomo che la vita ha messo davanti ad un bivio e che ha dovuto trovare il coraggio per scegliere quale strada percorrere. L’altra, invece, quella di Lisa, dà vita ad un’altra storia, quella dell’apparenza che Fabio vuole mantenere per celare la propria vera natura, i propri sentimenti più nascosti: in poche parole, la verità. Perché quella di Fabio Marelli è, in buona sostanza, la storia di un uomo che, in un momento cruciale per la propria vita, ha imparato il valore dell’amore più puro e più vero: quello per la verità.

Siamo animali, ciascuno con il proprio istinto di sopravvivenza, portati inevitabilmente a fare scelte istintive; d’altronde l’istinto non lo puoi domare, o, come una belva in cattività, tenterà di aggredirti in nome di quel diritto di libertà che gli è stato  negato.

Ci sono molti motivi per cui ho scelto questa lettura per parlarvi di un argomento così complesso come la verità e l’amore per la stessa. Ed eccoli, punto per punto.

Lo stile. Quello di Fabio Marelli è un modo di scrivere che definirei colloquiale. E non potrebbe essere altrimenti, considerata la struttura a “diario” con cui il libro è organizzato. Ma non aspettiamoci un diario da vecchia scuola. Non c’è quell’intimismo quasi voyeristico che caratterizza i libri di questo genere. La memoria dell’autore si trasforma in una vera e propria narrazione di fatti ed accadimenti che sono pretesto per riflessioni, spunti e pensieri più ampi e universali, in cui tutti, non solo il singolo autore, possono riconoscersi.  Uno stile che rende la sua storia incredibilmente vicina a noi lettori, ma anche molto piacevole.

La struttura. Abbiamo detto che Castelli di Carte riprende la struttura del diario, delle memorie personali. Ma non è proprio così. Fabio ci racconta la sua storia, fatta di bugie, di sotterfugi e mezze verità mettendosi a nudo davanti al lettore: ci racconta avvenimenti, situazioni e personaggi realmente esistiti. Ma non è l’unica voce ad abitare il romanzo. L’autore ha un contraltare naturale che rende la sua testimonianza completa e più complessa. La voce di Lisa, che si fa sentire attraverso brani del suo diario personale, messaggi e lettere, è quella che ci dà la reale portata del percorso che Fabio fa durante la narrazione (e negli otto anni in cui gli eventi si svolgono). Grazie a lei scopriamo i non detti e le finzioni costruite per nascondere la verità, ma soprattutto raccogliamo la percezione che il mondo circostante aveva dello stesso autore e il tributo che Fabio doveva lasciare alla “normalità” di gabbie precostituite dalla nostra società.

Tutti guardano un film che non esiste, del resto è una messa in scena e loro non sembrano altro che burattini manovrati dall’alto. […] Il folle giullare che rischia di impazzire sono solo io.

La storia. Il vero punto di forza di Castelli di Carte, però, è nella storia che Fabio Marelli ci racconta, pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo. Le persone che incontra e che tratteggia nelle sue memorie, le situazioni che vive, le passioni e i sentimenti con cui si deve confrontare ogni giorno, sono talmente intensi da avere la forza di parlare il linguaggio universale delle emozioni.  Questo libro, infatti, non ci racconta solo la storia di un amore omosessuale, nè delle difficoltà che ogni giorno il nostro protagonista deve affrontare per vivere la propria scelta e le proprie passioni. Questo romanzo ci mostra il possibile cammino che tutti noi potremmo intraprendere, nel tentativo di vivere al meglio le nostre emozioni, liberandoci dalla gabbia che la società, e i suoi preconcetti, ci porta a costruire intorno al nostro cuore. Ed ecco perché, all’inizio di questa recensione, non ho esitato a definirlo “un manuale”. Castelli di Carta è come una vera e propria giuda all’educazione sentimentale, in grado di farci capire l’importanza che ha la verità: una verità che è una forma di amore per sé stessi e gli altri, in grado di renderci davvero liberi.


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