Il ciclo Albion di Bianca Marconero ti entra nel cuore, nello stomaco e nella testa, perché è potente e forte come il mito a cui si ispira, quello di Re Artù e dei suoi fedeli cavalieri. 

Che cosa accadrebbe se, in ognuno di noi, sopravvivesse una scintilla dei nostri antenati? E cosa accadrebbe se, questi famigerati antenati, altri non fossero che Artù e i suoi cavalieri? Se state cercando una risposta a questa domande, risparmiatevi la fatica perché lo ha già fatto per noi Bianca Marconero, con il ciclo urban fantasy, Albion.

In realtà, qualche mese fa, quando ancora la Ladra di Libri era piccola e alle prime armi, avevamo letto insieme il primo libro di questa saga, appunto Albion. Oggi, invece, in onore della settimana tutta dedicata al fantasy italiano, voglio parlarvi proprio del ciclo completo, composto da Albion e dal Diario di un’assassina, Ombre e Il principe dimezzato.

Ma andiamo con ordine e senza rivelare troppo. I quattro libri di cui si compone il ciclo, proprio come in un antico poema, narrano le gesta e le sorti di un gruppo di ragazzi che, da un giorno all’altro, si scoprono depositari di antichi poteri e di un destino che rischia di segnare per sempre le loro vite. Ciascun libro narra, infatti, un pezzo della stessa storia, cambiando punto di vista, spostandosi sull’asse temporale degli eventi e lasciando il potere di parola a ciascuno di loro.

Albion è raccontato da Marco Cinquedraghi, un giovane rampollo dell’alta società Romana, che viene spedito dal padre in uno dei collegi più esclusivi della Svizzera, l’Albion College. Marco segue la tradizione di famiglia, ma segue anche le orme di un fratello, Riccardo, che proprio in quel collegio ha perso la vita. Tra le difficoltà di inserirsi in un ambiente così particolare, l’ombra del fratello che incombe su di lui e la riluttanza a studiare, Marco si ritroverà circondato da nuovi amici, come Helena, Lance, Deacon, Erek: gli unici con i quali si senta finalmente bene e finalmente sé stesso. Ma un motivo c’è e, pagina dopo pagina, la brava Bianca ce lo svela con molta sapienza, parlandoci di predestinazione, di grandi amori che sfidano secoli, di strade da compiere e missioni da portare a termine, nella lunga battaglia tra bene e male che sa attraversare secoli e uomini, ma mai cessare.

Si può brancolare nell’oscurità per secoli, purché resista la fiamma della speranza. Purché perduri la convinzione che il bene, come il male, non può essere sconfitto.

Diario di un’assassina, invece, è raccontato dal punto di vista della piccola Sam, l’unica che nel gruppo di ragazzi si rivelerà essere toccata da un altro tipo di destino, che li lega a loro ma non necessariamente come vorrebbe. Vi consiglio di seguire le avvertenze dell’autrice quando vi dice di non leggere questo volume, prima di Albion: molte delle domande che vi siete posti leggendo il primo trovano risposta proprio in questo romanzo e rischierete di rovinarvi tutto il piacere della lettura!

“Samira, se il Tempio è la mente della nostra organizzazione, i cavalieri ne sono l’anima. Sono nati per servire e proteggere e lo fanno da molto prima che il Tempio stesso nascesse! Hanno indicato la via a tutti noi.”

Ombre è il secondo libro del ciclo. La prospettiva è cambiata leggermente. Ora sappiamo molte cose e partiamo anche noi, insieme ai nostri protagonisti, del destino che attende ogni cavaliere. Marco subisce l’infausta malia di Morgana, le sue menzogne “a fin di bene” e i suoi non detti si ritorceranno contro di lui sino a mettere a rischio i rapporti più delicati, come quelli con Lance, Deacon e, soprattutto, Helena. Molti tasselli troveranno il proprio posto, alcuni resteranno in sospeso (nell’attesa del terzo volume!), altri, ancora, decreteranno la svolta definitiva e l’accettazione dei ruoli che il destino ha scelto per ciascuno dei suoi protagonisti.

“Marco, tu sai cos’è la spada? Che cos’è davvero?
È un’arma, nonno.
Questo pensi?
Sì, uccidi i nemici, con la spada. Quindi è un’arma.
No, Marco. Non lo è.”

Le ultime voci che non hanno trovato ancora spazio sono quelle di Morgana ma anche, e soprattutto, di quello che tutti pensavano sarebbe stato predestinato a diventare Re, ovvero Riccardo. Così, nel Principe Dimezzato, di fatto il prequel del Ciclo, scopriamo la vera natura di questo ragazzo desideroso di possedere la vita, ma condizionato da ciò che gli altri si aspettavano da lui. Il padre, il nonno, Morgana, i suoi amici, la sua ragazza, Rebecca. Tutti chiedono qualcosa e si aspettano qualcosa e lui, glielo darà, sino alla morte. Accanto alla sua voce, anche quella di Morgana che ci racconta, invece, il suo inizio e la presa di coscienza di un potere tanto potente, quanto mortale.

Se passi ogni minuto tentando di compiacere qualcuno, di stare alle sue regole, pur sapendo che valgono solo per te e, comunque, lo deludi, è un colpo duro…

Ora perché raccontarvi per sommi capi la trama di tutti i libri del ciclo in un unico post, invece, che dedicare più spazio a ciascuno di essi?

Perché quelli della Marconero non solo sono dei romanzi non autoconclusivi che ci raccontano le vicende dei suoi personaggi, ma possono essere considerati come un ampio romanzo corale, fatto da più voci, da più punti di vista e da più storie. L’autrice conferisce ai suoi romanzi, il potere di restituirci una realtà completa e ben orchestrata, non semplicemente l’evolvere dei fatti, libro dopo libro. E questo dettaglio non è da sottovalutare perché è anche grazie a questa coordinazione di voci ed interventi narrativi che il Ciclo di Albion ha il potere di entrare nel cuore e nella mente dei suoi lettori, di farti vivere in prima persona le vicende di Marco e dei suoi Cavalieri e di non farti staccare più dalle sue pagine.

L’autrice riesce a dare vita ad una scrittura immersiva non solo da un punto di vista narrativo, ma anche contenutistico. Il semplice fatto di rifarsi ad una delle leggende più conosciute al mondo, le permette di spaziare al suo interno, traducendola nel quotidiano della nostra contemporaneità e facendola, letteralmente, rivivere accanto a noi. In poche parole, un piccolo capolavoro del genere che ci ha lasciati senza fiato (ma con la voglia di leggerne ancora!).

E per tornare alla domanda con cui abbiamo aperto il post di oggi, l’unica risposta possibile che possiamo trovare è quella che ci da la stessa Marconero: le leggende non muoiono mai.