La vita è imprevedibile, non per sua scelta ma per le infinite possibilità che ci offre, le numerose prove a cui ci sottopone, le speranze e le delusioni, i detti e i non detti. Oggi leggiamo Le notti blu di Chiara Marchelli.

Nella vita di ognuno di noi, il percorso che intraprendiamo è sempre determinato dalla somma di diversi fattori: il nostro carattere, le scelte che facciamo, le scelte che gli altri fanno per sé stessi, le scelta che gli altri operano per noi. Come variabili di un complesso sistema di relazioni, gli esseri umani si uniscono, si avvicinano, si allontanano, si scindono. I legami che instaurano con altri esseri umani sono il risultato di una serie di algoritmi – di scelte – che in parte restituiscono risultati voluti, in parte danno risultati obbligati, dalle contingenze, dagli altri fattori, da altri algoritmi su cui non si ha alcun potere.

Le notti blu di Chiara Marchelli, edito dalla Giulio Perrone Editore, racconta proprio questo universo di relazioni (o di giochi) e lo fa partendo dal nucleo primigenio di ogni relazione: la famiglia. Il nuovo romanzo di Chiara ci racconta, infatti, il mondo fatto di piccoli affetti e piccole routine di Larissa e Michele, sposati da una vita, e genitori di Mirko, un bravo ragazzo, con la testa sulle spalle, con i suoi difetti ma un figlio perfetto. Almeno sino a che non decide di tornare in Italia, dalla New York in cui è nato, per sposare a sua volta Caterina e rimanere a vivere nel suo paese d’origine. Ma noi, tutte queste cose le veniamo a scoprire durante la narrazione, perché quando tutto inizia ci troviamo sulla soglia di una crisi, una di quelle che hanno il potere di scardinare certezze, di distruggere interi edifici di vita, di mutar il corso degli eventi. Non voglio spoilerare il perchè di questa crisi, ma voglio parlarvi proprio di come l’autrice dipinga, pagina dopo pagina, il castello di equilibri precari che i suoi personaggi – così come ognuno di noi – costruisce nell’arco di una vita. Piccole deroghe alle proprie volontà, piccole omissioni, piccole negazioni che con il tempo diventano macigni che pesano sull’animo di ciascuno di loro sino a schiacciarli. Pesano sull’animo di Larissa e Michele, sul loro figlio Mirko, sulla sua moglie Caterina. Macigni che, quando cadono, inaspettatamente, hanno la forza di recidere – e di compromettere – i legami che da una vita i personaggi hanno intessuto tra di loro.

Quando cominciamo a leggere la storia di Larissa e di Michele, siamo proprio davanti all’inizio di questa frattura, quando le vecchie ferite che i due vecchi coniugi hanno imparato a nascondere l’uno all’altro, tornano a sanguinare alla luce del sole, come una cancrena troppo a lungo ignorata. Su di loro, e sul rapporto che li unisce, grava un dolore immenso ed inspiegabile, almeno sino a quando uno spiraglio di speranza non arriva a scombinare le carte in tavola, a far riemergere questa ferita male odorante. E mentre i due partono alla volta di un viaggio a ritroso nel tempo – e nella loro relazione – ne scopriamo le psicologie più recondite. Larissa, indurita dal tempo, incapace di gestire il dolore al punto da diventare ostile alla speranza del padre. Michele, che non ha mai smesso di sperare, la cui sensibilità con la vecchiaia sembra essersi ancora più acuita e averlo ancora di più unito al figlio, come lo era quando, da piccolo, vegliava insieme a lui nelle lunghe notti blu dell’insonnia di Mirko.

Non c’è costruzione in queste psicologie, ma solo una attenta analisi del reale e dell’animo umano. E sembra non esserci neppure finzione nella narrazione stessa, costruita come un lungo flusso di coscienza dove i pensieri di Larissa si intersecano a quelli di Michele. Perché la Marchelli è una “vera” scrittrice, che scrive con stile contemporaneo del contemporaneo e ogni pagina sembra ricordarcelo.

Non è un libro facile, questo. Perché non da alcuna risposta, ma ti lascia con molti interrogativi aperti e la certezza che tutto ciò che accade nella nostra esistenza sia un insieme di cause ed effetti di cui, spesso, non conosciamo la natura.


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