C’era una volta un uovo, un gatto e una gabbiana piccola piccola che non sapeva volare. Oggi leggiamo insieme Storia di una Gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Luis Sepulveda.

Quella di oggi non è una vera e propria recensione. Come si può pensare si recensire un autore come Luis Sepulveda, che non ha bisogno di recensioni? E chi non ha mai letto questo libro alzi la mano! Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare è proprio una di quelle storie che, con il Piccolo Principe, dovrebbero essere lette da chiunque e a qualsiasi età. Perché parla d’amore, di fragilità, di responsabilità e di bellezza. E perché è scritto con una maestria di cui pochi autori sono capaci, anche se letto nella traduzione di Ilide Carmignani.

Una macchia di petrolio improvvisa e lo stormo vola via, lasciando la giovane gabbiana Kengah morente sotto quel veleno vischioso. In agonia, Kengah ha però un’ultima cosa da fare, prima di morire. Riuscire ad affidare il suo prezioso uovo a qualcuno che curi e assista il suo piccolo. Così, a stento alzandosi in volo, trova riparo su un balcone, ad Amburgo. Lì c’è Zorba un grosso e sornione gatto nero, a cui, suo malgrado, la gabbiana affida il suo uovo prima di morire. Ed è così che questo ozioso gatto casalingo si ritrova a diventare tutore di un piccolo pulcino di gabbiano, Fortunata, ad insegnarle a volare e a diventare gabbiano, nonostante tutto.

Ora, avete mai visto un gatto casalingo prendersi cura di un pulcino senza mangiarselo e, addirittura insegnargli a volare? No, ma la storia di Zorba e Fortunata è una delle più lette e conosciute non solo dai più piccoli, ma anche dai lettori più grandi. Questo perchè lo stile di Sepulveda, semplice e diretto, è in grado di raggiungere tutti e di raccontarci la possibilità di qualcosa che credevamo, appunto, impossibile. Quella della Gabbianella è, infatti, uno dei rari casi in cui una storia ha la capacità di parlare a tanti, su più livelli di lettura. Proprio come accade ai grandi classici. E non è neppure un caso che sia proprio Luis Sepulveda l’autore di questa favola moderna: con la sua prosa semplice e delicata, una narrazione lineare che si mette al servizio della storia e dei suoi personaggi, riesce a ricreare la nostra contemporaneità ammantandola quasi di “realismo magico”, dove gli animali parlano tra loro pensando come gli umani, agendo a metà tra mondo animale e mondo umano.

“Sai di libri, di umidità, di vestiti vecchi, di uccello e di polvere, ma la pelliccia è pulita” approvò la gatta.

Come nella antica tradizione di Esopo, anche Sepulveda usa il mondo animale come metafora per raccontare quello umano: con i suoi limiti, pregiudizi, incongruenze, ma anche con una sensibilità ed una gentilezza che spesso ci mancano e che, invece, dovremmo avere più spesso. E come nelle fiabe di Esopo, anche la Gabbianella serba in fine la propria morale, insegnandoci che, pur con tutte le differenze immaginabili, anche mondi lontani e apparentemente “nemici” possono dialogare, trovare un accordo, una forma di linguaggio condivisa ed un modo per volersi bene, rispettando le proprie differenze. Ma non solo. Perché non sarà solo Fortunata ad insegnarci la possibilità di una convivenza pacifica con il “diverso”, ma tutta la popolazione dei gatti “amici” di Zorba impareranno tra loro la ricchezza che la condivisione ed il rispetto riesce a dare a ciascuno di noi. Senza alcuna discriminazione.

“Bene, caro guaglione, hai tenuto fede alla prima promessa e stai mantenendo la seconda, ti resta solo la terza.” dichiarò Colonnello.
“La più facile: insegnargli a volare.” miagolò Zorba ironico.
“Ci riusciremo. Sto consultando l’enciclopedia, ma il sapere richiede il suo tempo.” assicurò Diderot.

I sentimenti narrati dalla Gabbianella sono sentimenti positivi e buoni ma non dobbiamo illuderci. Essi non nascono da una visione idilliaca del presente. Prima di arrivare all’accettazione, ed alla comprensione, Sepulveda ci racconta una storia di lotte, incomprensioni, arrabbiature e cattiverie (dette e fatte). Sarà poi dal confronto e dal legame empatico che la piccola Fortunata saprà instaurare con i suoi compagni di avventure, che nascerà la consapevolezza collettiva, l’amore ed il rispetto reciproco. Ed ecco il segreto di questa storia che ogni mamma ed ogni papà dovrebbe leggere ai propri bimbi. Perché Sepulveda non ci insegna solo i buoni sentimenti del vivere insieme e dell’amore. Sepulveda ci dice che tutte le lotte, le incomprensioni, le cattiverie che la vita ci può serbare, possono condurre a qualcosa di bello e positivo, di buono e luminoso: perché alla fine del tunnel buio e freddo, ci sarà sempre un riscatto, l’amore e la felicità se si è disposti a non mollare le redini e a lasciarsi andare al pessimismo.

” Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. È acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa per la pioggia. Senti la pioggia. Apri le ali” miagolò Zorba.