Cosa succede se, ad un tratto, noi lettori avessimo il potere di portare nel mondo reale, i personaggi delle storie che leggiamo? Ce lo racconta Cornelia Funke nella Trilogia del mondo d’inchiostro.

Come la stessa Cornelia Funke scrive nella prefazione dell’ultima ristampa della La trilogia del mondo di inchiostro, composta da Cuore d’inchiostro, Veleno d’inchiostro e Alba d’inchiostro, questo libro è la “pubblica confessione di una dipendenza“, ovvero quella della parola scritta, della sua fascinazione e del potere immenso che essa nasconde. Sì, perché la trilogia racconta proprio questa storia, tra un’esplosione di avventure, un tripudio di personaggi fantastici e un’intera gamma di storie create dal nulla, manipolate, lette o già conosciute. In quello che la narrativa ha catalogato come un “romanzo per ragazzi”, si cela un vero e propio manuale di scrittura creativa, un libro di esercizi per ogni narratore e scrittore e, infine, un romanzo che ci lascerà con fiato sospeso (e la bocca aperta) per tutto il tempo di lettura.

Meggie ha 12 anni e un papà, Mo (Mortimer), che le fa anche da mamma. La sua vita scorre tranquillamente tra i lavoro di rilegatore del padre e la sua passione innata per la scrittura. Tutto regolare sino a quando, in una notte di freddo  di pioggia, sotto le finestre della loro casa si presenta uno sconosciuto che, in realtà, sembra conoscere molto bene il padre. Si chiama Dita di Polvere e, da quando Maggie lo vede, capisce che la sua vita sarebbe irrimediabilmente cambiata e non in bene. In realtà, grazie a Dita di Polvere, la piccola Maggie verrà a conoscenza di una realtà che, sino a quel giorno, nessuno le aveva detto: Mo è un lettore, il suo soprannome è Lingua di Fata e ha il potere di far rivivere e chiamare nel mondo reale i personaggi delle storie che legge a voce alta. Ma non solo! La mamma di Maggie, l’amata Resa, non è scomparsa nel nulla! Si trova imprigionata in un libro, lo stesso che Mo sta cercando da tempo, nella speranza di liberarla e farla tornare da sé. Come la prenderà Maggie? Riusciranno a liberare Resa? E chi è Dita di Polvere e cosa vuole da loro? 

Nel lasso temporale di circa due anni, Mo, Maggie, Resa e Dita di Polvere compiranno il proprio destino, insieme a tantissimi altri personaggi, alcuni creati dalla magica penna della Funke, altri mutuati e presi in prestito dalle storie e da libri più famosi e conosciuti da tutti. Ecco, in breve e senza spoiler, la trama di questa trilogia fantastica. Una storia tutta da leggere e che non mancherà di appassionarci proprio per l’intrico di trame, di relazioni, di avvenimenti e misteri che l’autrice riesce a creare.E vediamo insieme perché.

La trama – Ogni capitolo è un piccolo tesoro da scoprire che contravviene, puntualmente, ad ogni legge della logica. Alle volte capita, mentre stiamo leggendo, di esclamare mentalmente un “lo avevo detto io!” o un “lo sapevo!”. Accade perché gli eventi, irrimediabilmente, ci portano alle necessarie conclusioni. Spesso…ma non in questo libro. Ogni capitolo ci invita ad abbandonare il certo per scoprire l’incerto, il meraviglioso, direi quasi il sublime di una narrazione che gioca con le regole, le altera, le modifica a proprio piacimento, ma mai con effetti indesiderati. Mentre delinea i caratteri e le psicologie dei propri personaggi, esattamente come farebbe uno scrittore mentre immagina il mondo che sta per narrare e i suoi eroi, l’autrice dà il via ad una sciarada di avvenimenti che rischia, spesso, di farci girare la testa, ed i farci perdere l’orientamento, tanto velocemente accadono.

Lo stile – La sua scrittura, semplice ma non banale, scivola accompagnando la lettura, senza troppi giri di parole o esitazioni filosofiche. La vera riflessione sullo “scrivere” e sul “narrare” di cui accennavo poco fa, deriva proprio dallo svolgersi stesso dei tre romanzi. Se pensate di sentire dire dalle parole di Fenoglio, nella fiction l’autore di Cuore d’Inchiostro da cui prende il titolo il primo libro della trilogia, massime ed aforismi sulla scienza della scrittura, avete proprio sbagliato libro. L’autore non ha nulla da insegnare, nessuna verità da rivelare. In realtà, il suo personaggio, con il proprio egocentrismo, non fa una bella figura se paragonato alla schiettezza di Mo ed all’intelligenza sagace di Maggie. Diventa quasi il carnefice e il creatore delle infelicità dei suoi stessi personaggi: inconsapevole, ma pure sempre carnefice. Allo stesso modo, sono le azioni, i sentimenti e le scelte narrative che ci parlano del narrare stesso. La prosa della Funke è lineare, quasi mai impreziosita da giri estetici di parole. Il suo è lo stile di chi narra, nel vero senso della parola.

I personaggi – Leggendo la trilogia ci viene da chiedere se la Funke non sia anch’essa un personaggio dei suoi libri. Perché sembra conoscere personalmente ciascuno di loro, molto meglio di quanto loro stessi ammettano di conoscersi. E voi direte: per forza, ne è la creatrice! Sbagliato! Alzi la mano chi ha letto solo libri in cui i caratteri e le psicologie per personaggi siano ben delineati e completi… Ecco, volevo ben dire! La Funke ha la capacità di raccontarci ciascuno di loro esattamente così come lei stessa, da autrice, farebbe per crearli con carta e inchiostro. Ogni parola è un pezzetto di loro e della indagine psicologica che fa per crearli. Così facendo, abbiamo l’impressione che, in realtà, non stia creando proprio nulla, ma ci stia raccontando veramente una storia già accaduta, di cui lei si limita a registrare eventi, dialoghi ed evoluzioni.

Ed è proprio questa la magia della Trilogia del Mondo di Inchiostro. Autori e lettori sono solo testimoni di questa grande avventura che è la storia. Vera o immaginata, ma sempre meravigliosa.

…che le storie hanno una propria volontà e che gli imbrattacarte come me e Fenoglio possono unicamente scrivere ciò che ci dettano dentro.


Se vuoi anche tu entrare nel mondo fantastico di Lingua di Fata, Maggie e Dita di Polvere, comincia subito a leggere la Trilogia

oppure scopri ogni singolo libro che la compone.